Gli obiettivi futuri

Gli obiettivi futuri

Comunicare i nostri valori

La segreteria nazionale traccia le linee strategiche, ma non è direttamente coinvolta nella quotidianità lavorativa degli iscritti e iscritte (nonché degli utenti dei servizi pubblici). Questo implica che una parte significativa dell’impatto sociale generato dalla sua attività è indiretto, deriva cioè dal suo abilitare – soprattutto per mezzo della contrattazione nazionale, ma non solo – la generazione di valore sociale attraverso le varie articolazioni dell’organizzazione che collegano il centro politico-strategico a tutti i “nodi della rete” costituiti dai settori, dai territori e dai luoghi di lavoro.

Per comprendere in che modo si forma e si trasforma il “valore Cisl Fp” bisogna partire dalla consapevolezza che la mission sindacale, al di là del ‘nucleo identitario’ rappresentato dalla contrattazione, sta diventando sempre più multidimensionale. A fare da collante culturale di questa complessità è la cura delle relazioni, che da un lato permette agli operatori sindacali di condividere conoscenze e fare sinergia, e di porsi all’ascolto degli iscritti per coglierne e interpretarne i bisogni; dall’altro fa del rappresentante sindacale un riferimento di fiducia nella vita lavorativa e oltre, portando la comunità formata dagli iscritti e dai loro rappresentanti a condividere un progetto di società. In un’epoca in cui l’appartenenza si fonda sempre meno su presupposti ideologici e sempre più su una proposta di valore trasparente e tangibile, questa va costruita giorno per giorno grazie alla capacità di presenza e di intervento competente al fianco delle persone.

Allo stesso tempo, rafforzare il radicamento nei territori e nei posti di lavoro serve al sindacato per mettere a frutto nel proprio processo di cambiamento entrambe le spinte propulsive, quella bottom-up accanto a quella top-down. In questa ottica la prima risposta alla crisi della rappresentanza sta nella riduzione delle distanze tra centro e periferie. Lo scenario socio-economico all’inizio del XXI premia le organizzazioni che sanno costruire una circolarità della conoscenza.

A questo scopo una direttrice di azione fondamentale consiste nel miglioramento continuo della qualità della comunicazione. Qualità che vuol dire tempestività e capillarità, ma anche interattività e autentica partecipazione, nei momenti istituzionali – dai Consigli generali alle assemblee territoriali – così come nella quotidianità.

 

Comunicare il sindacato.
L’importanza di essere “digitali” durante l’emergenza covid-19

L’utilizzo dei canali digitali per una comunicazione più rapida, diretta e aderente alle aspettative dei destinatari è stato uno sforzo organizzativo che la Cisl FP ha portato avanti negli ultimi anni ma che ha visto un’implementazione decisiva a causa del Covid-19, consapevoli che la comunicazione digitale può integrare ma non sostituire completamente la ‘densità’ del rapporto umano costruito faccia a faccia.

Saper presidiare l”agorà virtuale” – e gli stessi contesti di lavoro che sempre più si ‘virtualizzano’ – con efficacia pari a quella che il sindacato ha saputo mettere in campo nei luoghi fisici del lavoro è, in ogni caso, una competenza strategica che è oggi patrimonio condiviso e che l’emergenza sanitaria ha in parte consolidato.

Il nostro obiettivo è quello di proseguire sul versante della formazione affinché, in futuro, il sindacalista sia quella persona che, presidiando i territori e i luoghi di lavoro, abbia competenze tecniche e tecnologiche oltre al patrimonio di valori e saperi utili a portare avanti il lavoro quotidiano ai tavoli di trattativa.

 

Rispondere ai bisogni delle persone

Una delle più grandi sfide che abbiamo dinanzi a noi riguarda l’adattabilità delle risposte che offriamo ad una domanda sempre più variegata. Si tratta cioè di combinare la negoziazione di tutele collettive con una maggiore responsività alla domanda di ‘personalizzazione del servizio’, ovvero capacità di accompagnare una varietà di percorsi individuali di lavoro e anche di vita. Occorre saper valorizzare le specificità professionali, pur restando all’interno delle cornici contrattuali ampie nate dalla ridefinizione dei comparti, e contrastando anzi la frammentazione contrattuale esasperata che ancora caratterizza alcuni settori; tanto più per una Federazione che vuole farsi interprete delle istanze di una grande varietà di figure, contesti lavorativi e tipologie di rapporti di lavoro, sempre tenendo ferma l’ottica confederale di fronte all’affermarsi del sindacalismo professionale.

Occorre poi costruire un sistema di tutele che integrino quelle contenute nei contratti collettivi con un ventaglio sempre più ampio di risposte ai bisogni individuali, realizzando così una presa in carico a 360° del lavoratore/lavoratrice e della persona; nonché una presenza efficace nelle situazioni, sempre più diffuse, in cui modelli e istituti da tempo inseriti nel toolkit delle relazioni sindacali entrano in tensione o non riescono a garantire adeguatamente diritti e tutele (i ‘nuovi lavoratori’, i settori ‘ibridi’ e in evoluzione come il no-profit, le politiche di genere non più come ‘appendice’ secondaria della contrattazione ma come elemento intrinseco e trasversale).

Accanto a quello economico, alcuni aspetti in particolare sembrano esprimere bene ciò che in questa fase storica costituisce la qualità della contrattazione come valore sociale: l’estensione/rafforzamento di diritti in alcune aree ‘liminari’ del sistema pubblico (il terzo settore, le nuove forme di lavoro); il benessere lavorativo e i nuovi modelli organizzativi (conciliazione vita-lavoro, lavoro agile); le politiche di genere, in un’accezione trasversale e non ‘ghettizzante’; la valorizzazione professionale (formazione continua, ridefinizione dei profili e dei percorsi di carriera).

L’immagine del sindacato e la percezione della sua funzione sociale sono cambiati agli occhi dell’opinione pubblica e degli stessi lavoratori, che negli anni recenti hanno accumulato un livello di sofferenza sociale tale che ogni risultato ottenuto con l’azione sindacale, per quanto positivo in sé, rischia di essere percepito come deludente in quanto parziale. E’ necessario quindi anche un lavoro ‘culturale’ in senso ampio, il cui fine è da un lato ricostituire agli occhi dei cittadini l’immagine del servizio pubblico e dei lavoratori pubblici, dall’altro riaffermare la capacità del sindacato di presidiare con coerenza e autorevolezza i grandi temi sociali ed economici, di essere non fattore di conservazione e immobilismo bensì di cambiamento e progresso sociale.

Il contesto nel quale abbiamo operato nell’ultimo triennio è stato inoltre segnato, in maniera determinante, dalla crisi pandemica che ha stravolto le priorità dei decisori pubblici in materia economica e impegnato ingenti risorse del bilancio per riorganizzare il servizio sanitario e la risposta dello Stato a tutela delle fasce più deboli della popolazione.

Il lavoro che dovremmo svolgere nel prossimo futuro sarà quello di superare le ambiguità, ancora persistenti, nei rapporti tra legge e contrattazione, allargare gli spazi e le risorse a disposizione con cui concertare la ripartenza dell’Italia post-pandemia e superare definitivamente il processo storico-politico della disintermediazione che non può rappresentare un modello efficace di buon governo, soprattutto in una fase in cui tutti i corpi intermedi debbono farsi carico della responsabilità di sostenere la ripresa.

Al nostro interno, inoltre, che occorre rivolgere uno sguardo sempre critico e costruttivo, al fine di rilevare gli eventuali snodi ‘disfunzionali’ rispetto all’impatto sociale che vorremmo e potremmo sviluppare attraverso la nostra azione.