Il Parlamento europeo ha appena approvato una risoluzione su “Creazione di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all’equilibrio tra vita privata e vita professionale” nella quale viene formulato un principio importante: le politiche di conciliazione, per essere efficaci, devono prevedere un mix di strumenti diversi in modo da coprire le esigenze di lavoratori e lavoratrici con compiti di cura familiare lungo tutto l’arco della vita lavorativa, dalla nascita dei figli all’assistenza ai genitori anziani. Devono cioè mettere a disposizione un “pacchetto” coerente che comprenda iniziative legislative e non legislative in materia di congedo per i genitori, ma anche per quanti assistono un familiare; la fornitura di servizi di cura e di supporto per bambini, anziani e persone con disabilità, con un’attenzione sia all’accessibilità dei servizi sia alla loro qualità e alla loro sostenibilità economica; modalità di lavoro flessibili.
Tutta l’Ue, si legge nella risoluzione, deve fronteggiare “sfide demografiche senza precedenti, alle quali gli Stati membri dovrebbero far fronte”, sapendo che “le politiche a favore della famiglia sono essenziali per innescare tendenze demografiche positive” e che “le politiche da attuare per conseguire tali obiettivi devono essere moderne, incentrarsi sul miglioramento dell’accesso delle donne al mercato del lavoro e sull’equa ripartizione tra donne e uomini delle responsabilità domestiche e di cura”.
Situazione che oggi è ancora sbilanciata: se è vero infatti che la settimana di lavoro retribuita è in media di 47 ore per gli uomini e di 34 per le donne, sommando le ore di lavoro retribuito e di lavoro a casa non retribuito, le donne arrivano a 64 ore settimanali contro le 54 degli uomini. In tutti i Paesi Ue non meno del 34% delle madri sole è a rischio povertà, solo il 10% dei padri si avvale di almeno un giorno di congedo parentale.
Il Parlamento europeo afferma che “la conciliazione tra vita professionale, privata e familiare deve essere garantita quale diritto fondamentale di tutti, con misure che siano disponibili a ogni individuo, non solo alle giovani madri, ai padri o a chi fornisce assistenza” e chiede perciò “l’introduzione di un quadro per garantire che tale diritto rappresenti un obiettivo fondamentale dei sistemi sociali e invita l’UE e gli Stati membri a promuovere, sia nel settore pubblico che privato, modelli di welfare aziendale che rispettino il diritto all’equilibrio tra vita professionale e vita privata”. Invita quindi da un lato le parti sociali “a presentare un accordo su un pacchetto globale di misure legislative e non legislative concernenti la conciliazione tra vita professionale, privata e familiare”, dall’altro la Commissione a presentare “una proposta relativa a tale pacchetto nel programma di lavoro della Commissione per il 2017, nel contesto dell’annunciato pilastro europeo dei diritti sociali”.
Sui congedi in particolare si auspica da parte della Commissione “una proposta ambiziosa corredata da norme di alto livello, collaborando strettamente con le parti sociali e consultando la società civile”, ricordando che “un migliore accesso a differenti tipologie di congedo fa sì che le persone dispongano di formule di congedo rispondenti alle varie fasi della vita e incrementa la partecipazione all’occupazione, l’efficienza complessiva e la soddisfazione professionale”. La durata minima del congedo parentale dovrebbe passare da quattro a sei mesi, con due settimane di congedo di paternità obbligatorio e interamente retribuito; inoltre andrebbe prevista una tipologia specifica di congedo per i prestatori di assistenza, con una flessibilità e incentivi “sufficienti a indurre anche gli uomini ad avvalersene”, e infine “crediti di assistenza” sia per gli uomini che per le donne ai fini della maturazione dei diritti pensionistici.